I preparativi per il matrimonio da sempre hanno costituito un impegno importante per gli sposi e le loro famiglie. Anche in tempi di magra, per la festa del matrimonio, si faceva ogni sforzo per non far mancare nulla, dal corredo all’abito, dai confetti al bouquet, dal pranzo/cena alla musica, dai regali alle foto.

Fino agli anni ‘60/’70 la sposa insieme alla mamma, la nonna, la zia viveva molto intensamente il periodo precedente il fatidico giorno, dedicandosi in modo particolare alla preparazione del corredo, già pronto nei cassetti o nelle cassepanche, si lavava, si stirava tutta la biancheria, lenzuola, cuscini, asciugamani, coperte, tovaglie ecc. si sceglieva la biancheria con i ricami più pregiati per arredare la camera da letto per la prima notte e quella da mettere nel bagno o sul tavolo nei giorni successivi al matrimonio.

La preparazione del corredo per la sposa  fino a quegli anni era in realtà una “storia” che iniziava sin da bambina. I genitori, le mamme soprattutto, sin da quando nasceva la figlia “femmina”, pensavano a preparare il corredo per quando si sarebbe sposata. Si comprava il lino o il cotone, fili da ricamo o da uncinetto, nei negozi di tessuti e merceria (f.lli Iaquinta, Sapia, Barbato, Giardinella, e poi Mirarchi e Pizzitani) oppure si andava direttamente da quelle che poi sarebbero state le ultime tessitrici a ordinare la tessitura  di lenzuola e asciugamani e poi si ricamavano. Molte ragazze in età “da marito” frequentavano i laboratori di ricamo delle suore oppure imparavano direttamente dalle mamme, dalle nonne o vicine di casa esperte, le famose “’ncullerate” oppure pizzi e merletti all’uncinetto o ai ferri. Chi non era abile a ricamare, a volte solo per arricchire il corredo con capi diversi, acquistava dai “commessi” che venivano da fuori. Questi erano commercianti molto scaltri che, avendo capito quanto le famiglie tenessero all’usanza di preparare il corredo, venivano spesso con le automobili cariche di biancheria ricamata e non e, utilizzando il “passaparola”  da una famiglia all’altra, facevano loro visita convincendo a comprare e soprattutto proponendo una “comoda” modalità di pagamento a rate a volte tramite bollettino postale altre volte a rate mensili da versare direttamente nel corso delle visite successive.

Donne e pacchiane intente a ricamare per la preparazione del corredo di nozze - Foto Pino Pagliaro

Il corredo comunque sino a quegli anni rappresentava un vero e proprio “status simbol” specie per le mamme dei futuri sposi. Il corredo bello e pronto faceva bella mostra di sé soprattutto nella giornata in cui si preparava il letto dei futuri sposi. Generalmente una settimana prima del giorno fissato per le nozze si trasportava il corredo dalla casa della sposa alla nuova abitazione. Negli anni ’40-50’ si trasportavano nelle ceste portate a mano o sul capo dalle donne della famiglia, successivamente nei bauli o nelle casse su  piccoli motocarri (ape) agghindati con nastri colorati e rami di alberi e fiori che si annunciavano suonando ripetutamente il clacson. All’arrivo  si lanciavano i confetti e nella nuova casa si metteva in mostra la biancheria, si preparava il letto con la biancheria più pregiata e infine vi si mettevano sopra cioccolatini, confetti, e banconote come regalo per gli sposi.