corteo

Torniamo a raccontare il matrimonio della tradizione calabrese e dopo il racconto della serenata eccovi piccoli flash per sorridere e ricordare, ma anche per capire come il tempo cambia  i modi di fare.

A San Giovanni in Fiore dopo le foto scattate in casa il padre prendeva la sposa sotto braccio, li seguivano i “cumpari” (testimoni), e ci si avviava da casa verso la chiesa a piedi formando un corteo al quale lungo il tragitto si aggiungevano altre persone, mentre dai lati della strada e dalle finestre i vicini osservavano, facevano i loro commenti, si congratulavano con gli sposi e i familiari e aspettavano il corteo al ritorno dalla chiesa per lanciare confetti e caramelle, “u vieraciu”, che venivano raccolti dai ragazzini del vicinato.

I ragazzini poi si portavano di corsa sotto il balcone della casa degli sposi e aspettavano il “vieraciu”, prima quello degli sposi che di solito insieme ai confetti e ai cioccolatini lanciavano anche tante monetine in pezzi da 10, 20, 50, a volte anche da 100 lire. Poi c’era quello dei familiari e dei “cumpari”. Era questa una forma di buon augurio per gli sposi in voga in particolare nelle famiglie benestanti.

I ragazzini più scaltri per raccattare più “vieraciu” usavano gli ombrelli aperti tenuti capovolti.

Molti ricorderanno tutto questo, per i più giovani è roba passata, ma pur sempre frutto della nostra storia. Quindi aspettiamo i vostri contributi!

Raccontateci i vostri ricordi, gli aneddoti raccontati da nonni e genitori, ed anche le differenze che sappiamo esser tante tra paesi e zone diverse!

Archivio Pino Pagliaro

Archivio Pino Pagliaro